Se le credenze religiose, o religioni, così
come gli orientamenti etici, si
concretizzassero nella costruzione morale
della personalità umana, nel suo
arricchimento spirituale e culturale e nella
conseguente coerenza dei comportamenti
individuali, questa rivista non sarebbe mai
nata. Se libertà responsabile e autonomia
cosciente fossero gli obbiettivi di crescita
spirituale, morale e intellettuale delle
credenze religiose, o religioni, operanti
come visioni sapienziali della vita, con i
suoi misteri, ansie, fragilità, sofferenze e
speranze, certamente non ci sarebbero state
nel passato dell’uomo, né ci sarebbero nel
suo presente, tante religioni così diverse,
antitetiche, concorrenti e ostili tra loro.
Ma da troppo tempo, purtroppo, esse hanno
abdicato al ruolo specifico di veicoli di
amore, solidarietà, pietà e pace per
approdare invece sulla ben difforme e
disvaloriale sponda del potere: potere
dell’uomo sull’uomo, potere sulle masse, e
quindi potere politico. È dai tempi dei
sacrifici di Ifigenia e di Isacco, e via via
diacronicamente dei riti dei preti atzechi,
del sati-indù, dei roghi cattolici di
dissidenti arsi vivi, fino alle odierne
stragi ad opera dei kamikaze islamici, è da
sempre che le religioni hanno scoperto di
poter essere anche un efficace mezzo di
potere: di conversione, di dissuasione, di
intimidazione, di persecuzione, di
catechizzazione, di legislazione, in pratica
di forza politica autocrate con vocazione
alla totalizzazione dell’obbedienza, sia dei
propri seguaci, sia di chiunque altro su cui
esse riescano ad imporre la loro autorità.
Dopo di ciò, sia detto grazie al presidente
USA, il credente protestante Barack Obama,
che ha solennemente ufficializzato
l’esistenza e lo status di cittadini liberi
ed uguali per le decine di milioni di
noncredenti: cittadini che studiano, pagano
le tasse, fanno il servizio militare,
lavorano creando prosperità, fanno cultura,
prendono premi Nobel, vivono, procreano e
muoiono rispettando le leggi del loro paese
ed il pluralismo delle idee, senza tentare
di imporre le loro legittime credenze agli
altri componenti del corpo sociale. C’è
questo in Italia? Direi di no. Anche se
ipocritamente ci proclamiamo uno Stato
“laico”, parola che l’ambasciatore Sergio
Romano preferisce giustamente correggere in
“concordatario”, le discriminazioni, le
marginalizzazioni, l’imposizione di leggi di
convivenza assolutamente di parte sono
ancora la norma. Disse una volta Giuliano
Amato che nella storia d’ Italia è passato
molto dio ma poco Lutero e Kant. Lo
condivido.
Nel nostro paese i noncredenti dichiarati
dovrebbero essere, dicono alcune statistiche
serie, il diciotto per cento, cioè oltre
dieci milioni. Per me l’entità del numero è
abbastanza irrilevante: quanti che essi
siano, in un paese ove fortunatamente ogni
categoria professionale, culturale,
religiosa, sportiva o ludica ha le sue
pubblicazioni, la rivista NONCREDO nasce per
poter dare a tutti i noncredenti, quale che
sia la motivazione che li fa essere o
sentire tali, il loro correttissimo e
tollerante veicolo culturale, informativo,
aggregativo, l’ombudsman dei loro diritti,
il tazebao delle loro legittime istanze.
E sarà la loro rivista con un impegno: che
mai verranno infrante da parte nostra le
regole voltairiane della convivenza delle
idee e del rispetto per le opinioni altrui,
quandanche ci fossero ostili. Perché per noi
Socrate e Kant sono passati ed hanno
lasciato una traccia nitida. E noi la
seguiremo.