Ancora in tempi recenti non sono poche le aree della Terra ove il
discrimine tra pace e guerra, anche in senso “civile” e culturale, è
ancora costituito dalle religioni: Timor, Palestina, l’ex Raj indiano
con India, Pakistan, Bangladesh, Punjab dei Sikh e Cachemire,
Sudan, Nigeria, Iraq, Irlanda, Indonesia, Sri Lanka, Israele, Egitto,
Bosnia, Algeria, Kosovo e altre. E neppure poche sono quelle in cui
una qualche pace religiosa viene demandata alle decisioni di locali
capi della religione dominante: gli ebrei ortodossi in Israele, gli ayatollah
in Iran, quasi tutti i paesi a dominante cattolica, quasi tutti i
paesi a dominante islamica, dalla laica Turchia di Kemal Ataturk
alla feudale Arabia Saudita.
E il nostro Occidente? Credo dipenda da quanto ciascun popolo
abbia saputo introiettare nella sua storia i concetti di libertà individuale
e di laicità collettiva e dello Stato. Per gli USA, nonostante i
Pilgrim Fathers del Mayflower e la bible belt, vale sovrano il primo
emendamento alla Costituzione americana. Per l’Europa il mondo
anglosassone porta nel sangue gli anticorpi della sua storia, quello
francese della sua razionalità. E l’Italia, ove tribunali, scuole e uffici
pubblici sono ope legis
localizzazioni ridicole per esporvi un simbolo serio, quand’anche di
parte qual è il crocifisso, da noi è ben noto che i politici che contano,
e a fortori quelli che sperano di contare, sia di maggioranza
sia di opposizione, frequentano assiduamente, anche in via riservatissima,
le stanze vaticane o della CEI ove vanno a prendere direttive,
orientamenti, chiedono consigli, fanno promesse politiche e
pagano cambiali elettorali.
Ma qui c’è tutta la differenza non soltanto semantica ma direi ontologica
tra “cristiano” e “cattolico”, il primo individuando l’appartenenza
ad una multiforme fede religiosa storica, il secondo
riguardante i seguaci innanzitutto di un immenso potere politico,
economico, finanziario, immobiliare, diplomatico ed elettorale, e
poi anche della più dogmatica e gerarchica tra le fedi religiose di
matrice cristiana. La religione non è politicamente premiante in
Europa: Blair ha cambiato religione, il primate anglicano di Canterbury
ignora la politica, il cattolico Sarkozy, la protestante Merkel,
l’ateo para-ortodosso Putin, il laicista Zapatero vanno tutti laicamente
per la loro strada. Per fare un’equivalenza, bisognerebbe che
i nostri politici, quanto a Ruini e Bertone, non sapessero neppure
chi sono.
Ma questa sarebbe Laicità, proprio come la intendeva il cattolico
Cavour con il suo “Separatismo”, ma lui, purtroppo, a differenza
degli altri due “Padri” Mazzini e Garibaldi, è morto troppo presto,
e non c’era nessuno a rappresentarlo quando alla Costituente fu
votato il nefasto e confessionale articolo 7 della nostra Carta.