gli editoriali di paolo bancale

due showgirls danno una lezione di umanità ai papi

La mia vita, la tua, la sua: ciascuno ha la propria e la vive, la gode, la soffre, recita il suo copione o si inventa la parte, ma resta il fatto indubbio che ognuno ne è pienamente titolare finchè non ne verrà espropriato dalle religioni con la coercizione o con l’illusione. Il pensiero, i pensieri, le idee ci fanno compagnia nell’esistenza perché esprimono il me o il te, ma senza usucapione: esisto perché sono io, ora fatto così, domani chi sa, ma sarò sempre io. Le religioni invece pretendono di aggregarti, possederti, pensare loro per te e dirti come e perché vivere. Non concepiscono declinare il vuoi o il puoi ma ti impongono il devi nel nome di qualcosa o qualcuno che non sei tu.

Ma io sono le mie idee e le mie idee sono la mia vita, e possono cambiare finchè il vento della libertà e dello spirito avrà diritto di alitare: posso cambiare abitudini, partner, sesso, idee politiche, il paese dove vivere, il mestiere, la lingua che parlo, gusti, tradizioni, virtù, vizi: ma le religioni, che oltretutto non hai mai scelto, quelle invece no, esse non ti consentono di poterle cambiare, e termini come eretico, apostata, miscredente, spergiuro giustificano ancora discriminazioni e persecuzioni.

Ancora oggi, ci dice la cronaca, c’è in Italia chi uccide la moglie perchè vuol cambiare religione, oppure massacra la figlia perché tradisce i costumi della tradizione religiosa. Le religioni esercitano con spregiudicatezza la pratica vorace del proselitismo, ma se ci riescono, poi diventi una cosa loro: ti possiedono, a cominciare da mente, volontà, idee. Per sfuggire a questo destino plagiante non c’è che l’autonomia etica del singolo, il compus sui con la rivendicazione della titolarità della propria vita. E la cronaca ce ne offre un caso esemplare. In un’intervista le famose gemelle Alice e Ellen Kessler, che negli anni ’60 imperversarono sulla TV italiana, rivelano un eccezionale livello di indipendenza di giudizio:

”Se una di noi due si ridurrà allo stato vegetativo o in uno stato irreversibile di demenza sarebbe impossibile accettare di vedere l’una soffrire mentre l’altra resta a guardare. L’altra la aiuterà perciò ad uscire di scena, pronta a darle una pillola per farla finita. E la farebbe finita anche colei che resta.”

Siamo alla euripidea sacralità tragica di Medea o di un harakiri shinto. E la religione? “Siamo noncredenti” è la loro risposta, e come tali pensano in proprio e rispondono soltanto alla loro coscienza perchè la loro vita è loro.