gli editoriali di paolo bancale

potere e privilegi per gli “intermediari” delle religioni

Le religioni rappresentano uno dei fenomeni più vistosi nell’evolversi delle società umane. Ed oltretutto esse hanno inglobato anche i grandi moti interiori dell’estetica quali musica, letteratura, architettura, pittura, scultura sviluppandole e raffinandole. Quali siano le motivazioni magiche che hanno dato sviluppo ai miti di dèi, di aldilà e alle narrazioni su cui le religioni si fondano sono state studiate dall’antropologia religiosa: masse enormi le hanno trovate utili per superare angosce e interrogativi senza risposta, il surreale è stato reificato con facilità.

Sono quindi un dato immanente e irrinunciabile della comunità umana? Lo sono certamente state quando l’uomo era tributario alla paura dell’ignoto rappresentato dalla natura con tutte le sue incognite ostili; oggi penso che le religioni si avviino più o meno lentamente a divenire modalità residuali di società sorpassate, ed ognuna tende ad essere la palinodia di quella che la ha preceduta. L’uomo è assai meno credulo, la conoscenza tende a diffondersi anche agli strati sociali minimi, la scienza dà spiegazioni, la tecnologia realizza l’irrealizzabile. Se è così, quale è il fattore che rende possibili le loro palingenesi e perpetuazioni?

E’ mia convinzione che le religioni, l’una per l’altra, esistano e sopravvivano per la presenza e l’azione di coloro che agiscono per loro e in loro nome ed a loro vantaggio: i cosiddetti intermediari tra gli uomini e la finzione trascendente. Il loro nome? sacerdoti, preti, monaci, frati, diaconi, presbiteri, pastori, popi, druidi, magi, oracoli, teurgi, rabbini, iman, bramini, lama, guru, sciamani, stregoni. Ritengo che se d’un tratto essi scomparissero per un paio di generazioni tutta l’imponente fenomenologia delle religioni si ridurrebbe ad antiquariato spontaneo. Perché ciò non avviene? Perchè il mestiere di questi intermediari è il più remunerato del mondo in termini di potere, ricchezze, sfruttamento della mistificazione e autoconcessione di privilegi: dal Grande Sacerdote che con i suoi anatemi aveva più potere in Egitto del Grande Faraone, fino allo strapotere e ricchezza dell’aristocrazia del clero a fine ‘700, nonchè il Vaticano di oggi, proprietario del venti per cento, cioè di un quinto (!) di tutti gli immobili esistenti sul territorio italiano, che non è da meno.

Le varie religioni, l’una per l’altra, sono un epifenomeno equivalente e fungibile, quanto fruttifero. Lo aveva ben capito Napoleone quando disse: “Mi sono fatto cattolico per vincere la guerra di Vandea. Mi sono fatto musulmano per insediarmi in Egitto. Mi sono fatto cattolico integralista per conquistare lo spirito degli italiani. Se governassi un popolo ebraico ricostruirei il tempio di Salomone.”