Le religioni rappresentano uno dei fenomeni più vistosi nell’evolversi
delle società umane. Ed oltretutto esse hanno inglobato
anche i grandi moti interiori dell’estetica quali musica,
letteratura, architettura, pittura, scultura sviluppandole e raffinandole.
Quali siano le motivazioni magiche che hanno dato sviluppo
ai miti di dèi, di aldilà e alle narrazioni su cui le religioni
si fondano sono state studiate dall’antropologia religiosa: masse
enormi le hanno trovate utili per superare angosce e interrogativi
senza risposta, il surreale è stato reificato con facilità.
Sono quindi un dato immanente e irrinunciabile della comunità umana? Lo sono certamente
state quando l’uomo era tributario alla paura dell’ignoto rappresentato dalla
natura con tutte le sue incognite ostili; oggi penso che le religioni si avviino più o meno
lentamente a divenire modalità residuali di società sorpassate, ed ognuna tende ad essere
la palinodia di quella che la ha preceduta. L’uomo è assai meno credulo, la conoscenza
tende a diffondersi anche agli strati sociali minimi, la scienza dà spiegazioni, la
tecnologia realizza l’irrealizzabile. Se è così, quale è il fattore che rende possibili le loro
palingenesi e perpetuazioni?
E’ mia convinzione che le religioni, l’una per l’altra, esistano e sopravvivano per la presenza
e l’azione di coloro che agiscono per loro e in loro nome ed a loro vantaggio: i cosiddetti
intermediari tra gli uomini e la finzione trascendente. Il loro nome? sacerdoti,
preti, monaci, frati, diaconi, presbiteri, pastori, popi, druidi, magi, oracoli, teurgi, rabbini,
iman, bramini, lama, guru, sciamani, stregoni. Ritengo che se d’un tratto essi scomparissero
per un paio di generazioni tutta l’imponente fenomenologia delle religioni si
ridurrebbe ad antiquariato spontaneo. Perché ciò non avviene? Perchè il mestiere di
questi intermediari è il più remunerato del mondo in termini di potere, ricchezze, sfruttamento
della mistificazione e autoconcessione di privilegi: dal Grande Sacerdote che
con i suoi anatemi aveva più potere in Egitto del Grande Faraone, fino allo strapotere
e ricchezza dell’aristocrazia del clero a fine ‘700, nonchè il Vaticano di oggi, proprietario
del venti per cento, cioè di un quinto (!) di tutti gli immobili esistenti sul territorio
italiano, che non è da meno.
Le varie religioni, l’una per l’altra, sono un epifenomeno equivalente e fungibile, quanto
fruttifero. Lo aveva ben capito Napoleone quando disse: “Mi sono fatto cattolico per vincere
la guerra di Vandea. Mi sono fatto musulmano per insediarmi in Egitto. Mi sono fatto cattolico
integralista per conquistare lo spirito degli italiani. Se governassi un popolo ebraico
ricostruirei il tempio di Salomone.”