Riconoscere il ruolo fortemente simbolico che nel percorso evolutivo
della cultura umana è stato attribuito alla “fisis” ovvero
Natura, dalla Grande Madre Terra alla mitica Atlantide, dal giardino
edenico al Dharma e al Tao, significa accettare la natura intrinseca
dell’Uomo che nasce nudo e si forma, corpo, mente e
spirito, nel Vivere il suo destino, quello che, dicevano Eraclito e
il Buddha, egli deve solo a se stesso: homo faber fortunae suae, per
poi realizzarsi nello “stato di natura”, sia quello della ricerca di
felicità, non contaminata dalla società, ipotizzato da Rousseau ,
sia quello ispirato alla libertà e all’uguaglianza nella reciprocità
di uomini indipendenti prevista dal grande Locke.
L’uomo nasce nudo e la sua mente è libera, ma lo resterà soltanto se la si lascia tale: libera
di introiettare i frutti dell’esperienza, di sperimentare il Bene e il Male, di maturare
opinioni, di poterle cambiare, di commettere errori, di scoprire il carisma della Virtù.
L’Umanesimo di Pico e di Alberti vide la dignità dell’Uomo incarnata nella sua capacità
di saper diventare ciò che liberamente decide di voler essere, il che, nell’era moderna,
presupporrebbe una “pedagogia della libertà e dell’autonomia” assolutamente incompatibile
con il saccheggio delle menti dei minori che le religioni operano autoritariamente
dalla più tenera età, evirandone lo slancio vitale che è fatto innanzitutto di capacità di
trasgressione intellettuale. Alle intuizioni di Rousseau e Locke, per non cadere in un
Hobbes delle religioni con le loro guerre, persecuzioni ed egoismi, manca quell’anello
che Kant delinea nella sua definizione dell’Illuminismo: “L’uscita dell’uomo da uno stato
di minorità che è da imputare a lui stesso, intendendo per minorità l’incapacità di servirsi del
proprio intelletto senza la guida di un altro”. Ove altro = i vari cleri e il surrogato di vita
che essi vorrebbero imporre: questa è l’equazione che la storia ci mostra. E’ l’uomo che
nasce nudo e libero che fa dire a Nietzsche “diventa quello che già sei!” e nel sanscrito dei
Veda “Tat vat asi”, cioè “Tu sei quello”.
Le religioni stanno all’Etica come l’avaro al generoso: l’Etica, la phronesis, la saggezza dei
Greci, costruisce là dove le religioni avidamente distruggono, l’Etica è un Nirvana, un
punto di arrivo nell’eden di Shangri-la, l’Etica è amore, rispetto, soccorso, empatia.
L’Etica non va insegnata ma mostrata, testimoniata, offerta, come “la nave” in quelle
stupende parole di un mio grande collega aviatore che aveva la poesia nell’anima, Antoine
de Saint-Exupéry: ”Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini per tagliare legna,
dividere i compiti, impartire ordini; ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”.