“Trovo che in NonCredo vi siano molte voci discordanti che quasi si elidono a vicenda e il lettore
confuso potrebbe anche chiedersi: ma quale è quella giusta? Si avverte la mancanza di una
regia che non si faccia scappare dalle mani il bandolo della matassa. Vi presentate come atei o giù
di lì e poi vi accodate varie volte al pensiero clericaleggiante.”
Lettera firmata
Signora, siamo molto lontani lei ed io: lei forse vorrebbe un catechismo che rifletta il suo
pensiero, invece io, anzi noi, vogliamo un panorama di cultura liberissima, e se vi sono
avversari ideologici dobbiamo studiarli e conoscerli. Il cui prodest non risponde alle nostre
finalità di spiriti liberi. NonCredo non è un manuale ma è l’espressione collettiva
e contemporanea di un momento principe della storia del pensiero liberale e antidogmatico
che si chiama Illuminismo, a cui ci ispiriamo. Ciò che lei chiama “regia”, cioè io,
non è e non sarà mai un filtro censorio: come direttore rispondo sul piano deontologico
della competenza e correttezza dei collaboratori che scrivono su NonCredo, ma
essi scrivono assolutamente in proprio come indipendenti, competenti e validissime
teste pensanti, e non come seguaci di alcunché. Sia chiaro, loro scrivono per voi lettori,
non per me.
E questo costituisce ricchezza culturale e garanzia di indipendenza ideologica: tutti ci
ispiriamo al dubbio antidogmatico e all’onestà di giudizio, che sono fondamenti dell’Illuminismo,
cercando anche chi può portare degli argomenti nuovi, anche se contrari
alle nostre idee, ma che forse a noi sarebbero sfuggiti, a tutto vantaggio per i lettori
di una visione critica globale e non partigiana, non un monologo, insomma, ma polifonia
consapevole. Non serve affatto parlarci solo fra di noi, abbiamo intellettualmente
bisogno anche di voci dissonanti e “altre” (offrii anche uno spazio su NonCredo al direttore
di “Avvenire”) per acquisire quella maturità argomentativa assolutamente imperativa
per i noncredenti.
Chi la pensa in modo difforme da una teorica linea di pensiero di NonCredo avrà sempre,
se lo chiede, ospitalità su queste pagine: tutto dipende dal livello culturale della
trattazione. A noi spetterà l’onere del dibattito delle idee. E poi non dimentichi che
NonCredo è una pubblicazione per lettori già con un adeguato standard culturale, ma
che vogliono ulteriormente consolidarlo con il metodo kantiano del Sàpere aude!, cioè
attingendo al mondo del sapere dovunque possano trovarlo, anche in terreno “avversario”,
per poi poter decidere in proprio al di fuori di qualsiasi schema pregiudiziale.
Essi interpretano un atteggiamento mentale che gli anglosassoni definiscono knowledgeable
and demanding.
E poi le voci discordanti, tra competenti, mi creda, non sono ciò che lei chiama “incoerenza”
ma ricchezza di dibattito, confronto, consulto, dialettica a tutto e solo vantaggio
di voi lettori. La dimostrazione a contrario e la reductio ad absurdum sono due
capolavori della logica matematico-geometrica.
Quanto poi alla sua domanda “Ma quale è quella giusta?” si ricordi del protagonista
di “Uno, nessuno e centomila”: quasi tutto o quasi nulla può essere giusto, ogni presunto
traguardo può essere un ulteriore punto di partenza, nulla è certo tranne il DUBBIO (dubito
ergo sum), componente cardine della ragione, che ci rende vivi e ci fa vivere, che ci
parla di noi e degli altri, del Nulla e del Tutto, l’unico elemento capace di farci pensare,
meditare, discriminare, negare, accettare, capire.
E a cominciare da questo volume ne agitiamo la bandiera anche nella testata di Non-Credo.