Con questo volume n.27 inizia il sesto anno di questa pubblicazione, “NonCredo-la cultura
della ragione e del dubbio” che, oggi come allora, pretende di inseguire e solennizzare i
punti di forza del vivere dell’Uomo sociale: la libertà della mente, l’autonomia della coscienza,
l’etica come sentimento empatico, la consapevole responsabilità individuale, il diritto
alla ricerca della felicità, il tutto visto attraverso il prisma del constatabile negativo
influsso delle religioni, delle loro certezze e delle loro suggestioni. E ribadiamo “le religioni”,
senza fare l’errore del talk show “Piazza pulita” che per sondare l’indipendenza
da dogmi comportamentali religiosi di Emilio Fede, invece di chiedergli “lei di qualche
religione è?” gli ha chiesto”lei crede in dio?” (e poi quale? e lui ha risposto di no).
Se il ragionare comportasse sempre l’uso strumentale del Dubbio come mezzo di avvicinamento
dialettico alla soluzione di qualsiasi problema: scientifico = “provando e riprovando”;
etico = “in dubio pro reo”; filosofico = “dubito ergo sum”; logico = “tertium non datur”;
cosmologico “eppur si muove”; esistenziale “essere o non essere”; umanistico “chi più sa più
dubita”; tecnologico “trial and error”, il seguace di qualsiasi religione si chiederebbe perché
mai ce ne sono poi tante e perché, guarda caso, lui ne segue una sola, che però lui non
ha mai scelto. Perciò lo chiamano “fedele” o “seguace” o “credente”, ma anche “eretico”
(con tutte le conseguenze) se gli capitasse di chiedersi qualche perché, cioè se accettasse
di coltivare in sé, tra tante certezze eteronome, anche un Dubbio autonomo, una sua pars
destruens che lo costringesse a pensare, ragionare, scegliere, decidere, dissentire. Ma non
succede, tanto che ogni credente, rispetto ai comportamenti e dettami imposti dal suo
condizionamento religioso, si trova infinite volte in quella situazione mentale che la scuola
di Palo Alto chiamò del “doppio legame”, ma non lo avverte, è dianoeticamente amorfo,
effetto di quel pensiero “magico” con i suoi miracoli col quale si supera qualsiasi difficoltà,
contraddizione o paradosso, mentre intanto lui, il “fedele,” parla e pensa con le parole
e i pensieri che altri gli hanno infuso. Un replicante? Senza mancargli di rispetto, sì,
sta nei fatti.
E questo Dubbio, l’anti-dogma, motore della mente umana, condizione della ragione, dignità
della coscienza e cardine di quel pensiero illuminista a cui ci ispiriamo, vogliamo
invocarlo come grande medicina della vita dell’Uomo che pensa, che si interrelaziona, che
crea, che indaga, che giudica. Per questi motivi ideali apriamo questo primo volume del
sesto anno di NonCredo offrendo ai nostri lettori, da pagina 20 a pagina 32, una vasta panoramica
del Dubbio, visto attraverso l’intuito e l’esperienza di 13 nostri collaboratori, in
grado di interpretane l’essenza e la funzione.