L’analisi critica e antropologica degli effetti, e relative conseguenze, delle credenze religiose,
divine, mitiche, sovranaturali di cui l’Uomo si è ammantato nella sua evoluzione
storica, sono state enunciate fin dal primo volume di NonCredo come core topic
della sua ipotesi di progetto culturale. Il tutto condotto nel rispetto della realtà fattuale:
le religioni esistono, chi le pratica non le ha scelte ma le ha subite alla nascita, e a livello
etnico esse hanno diacronicamente sedimentato dogmi, miti, riti e violenze modificando
lo sviluppo stesso delle culture, delle mentalità e delle società con un imprinting
differenziale, generalmente molto marcato. Inoltre il contenuto magico o metafisico insito
in questi “credi” ha in genere esonerato implicitamente i fedeli dall’esplorare e capire
la loro realtà interiore e quella esterna ad essi, accettando acriticamente le
asserzioni che accompagnano ogni credenza, quando addirittura esse non vengono imposte,
atrofizzando in tal modo qualsiasi spirito di ricerca (Il grande Dostojevski disse
che se avesse dovuto scegliere tra la Verità e Gesù avrebbe scelto Gesù!). Il ben noto
conflitto tra fede e ragione, tra teologia e scienza è sotto gli occhi della Storia e di chiunque
sappia o voglia verificarlo con onestà intellettuale.
In questo ambito oggi possiamo affermare che l’influsso delle religioni mostra due
grandi aree lontane tra loro per contenuti, ed il cui discrimine geografico può coincidere
col fiume Indo: l’Occidente dei tre monoteismi abramitici: ebraismo, cristianesimo e
islam e loro derivati, fortemente influenzati dalla razionalità speculativa greca, dal platonismo
e dalla mitologia biblica; e l’Oriente spirituale, romantico e ideale pervaso da
un forte umanesimo interiorizzante e mistico irradiato dal pensiero indiano, imperniato
sullo Spirito nei termini in cui lo vedeva il filosofo Schelling: ”la materia è lo spirito
visibile, come lo spirito è la materia invisibile”, sempre antropocentrico, ove il tempo
è una funzione circolare e non lineare che brucia se stesso come nel tecnologico e materialista
Occidente, ove anche l’apice della mistica, lo Yoga, è stato consumisticamente
trasformato in una tecnica di fitness.
Per questo, per un bilanciamento obbiettivo di culture, NonCredo da questo volume
apre anche all’indagine del grande pensiero dell’Oriente, dove non si parla di ateismo
ma tutto è pregno di non-teismo. Un grande conoscitore del pensiero orientale, il prete
cattolico anglo-indiano Pannikar, afferma con convinzione: “Si può dare una religione
atea? La risposta del Buddha (un indiano hindu) è tagliente: solamente una religione che sia
atea può essere veramente religione; il resto è semplice idolatria, l’adorazione di un Dio opera delle
nostre mani o della nostra mente”, mentre il pastore anglicano e filosofo docente a Cambridge
Don Cupitt, interpretando lo spirito dell’Oriente dice: “La religione oggi deve diventare
senza credo. Non c’è niente di esterno in cui credere o in cui sperare. La religione, quindi,
deve diventare un modo immediato e profondamente sentito di entrare in rapporto con la vita in
generale e con lo propria vita in particolare”. E Charles Eliot che disse: “Il Buddha non considera
il mondo come opera di una personalità divina, né la legge morale come la sua volontà; il
fatto che possa esistere una religione senza queste idee è di capitale importanza”. E un celebre
studioso dell’India, l’antropologo culturale lettone-tedesco Keyserling, fece notare che,
come gli inuit o eschimesi hanno ottanta diversi termini per definire il ghiaccio di cui
è fatto tutto il loro mondo, così il sancrito, la lingua dell’India classica e filosofico-religiosa,
ha più termini relativi al “sacro” di quanti non ne abbiano le lingue greca, latina
e tedesca messe insieme, “poiché tutto in India è pervaso di sacro”.
Contro il fanatismo e l’esclusivismo dei monoteismi, il relativismo va visto come un
sintomo della libera creatività umana, e del suo divenire, rispetto alle certezze messe in
bocca a dèi costruiti su misura, talchè il grande logico Carnap fece notare come anche
un qualunque enunciato scientifico non può mai pretendere di essere dimostrato in
maniera assoluta: non esiste mai una dimostrazione “assoluta” di verità, egli scrive, altrimenti
diventa dogmatica ed il tempo avrà certamente modo di dimostrare la falsità
di ogni dogma, come è regolarmente avvenuto a riguardo delle affermazioni dogmatiche
o mitiche dei tre monoteismi.
Il non-teismo del pensiero d’Oriente implica, in termini di propensione dell’Uomo, il
richiamo esplicito al valore del dubbio ed al bisogno di accertare personalmente la verità,
piuttosto che affidarsi all’autorità di altri come impongono i monoteismi, e trova
una eco profonda nella ricerca ascetica, meditativa, catartica e mistica della spirituale
India, ove all’“occhio per occhio” biblico e molto occidentale, si contrappone un’etica
fortemente empatica e amorevole. “Chi vuole servire me, serva gli infermi” dice il Buddha,
e il filosofo Schopenhauer, studioso dell’oriente indiano, vi identifica la base della
morale nella compassione, la capacità di identificarsi con l’altro fino a sopprimervi qualsiasi
distinzione egoistica fra sé e l’altro, che è ciò che NonCredo ha sempre chiamato
“etica empatica” additandola ai suoi lettori.
A questo mondo, al grande pensiero dell’Oriente, che già raggiunse Parmenide e la
scuola eleatica nella Magna Grecia del quinto secolo prima dell’era volgare, ed alle peculiarità
delle loro religioni esistenziali, a-dogmatiche, spirituali e tolleranti, NonCredo
vuole aprire le sue pagine convinto di offrire esempi e raffronti di alto lignaggio sia
etico che sapienziale. E vogliamo chiudere con un periodo del grande storico Will Durant,
amico di Kipling, Gandhi e Tagore: “Mentre i cattolici assassinavano i protestanti in
Francia, e i protestanti sotto Elisabetta assassinavano i cattolici in Inghilterra, e l’Inquisizione
uccideva e spogliava gli ebrei in Spagna, e Giordano Bruno veniva arso vivo a Roma, il re indiano
Akbar invitava i rappresentanti di tutte le religioni del suo impero a un congresso, garantiva loro
la pace, pubblicava editti di tolleranza per qualsiasi culto e credo e, a testimonianza della propria
neutralità, sposava donne di fede brahamana, buddhista e maomettana”.
Il pensiero dell’Oriente è anche questo.