gli editoriali di paolo bancale

perchè l'oriente

L’analisi critica e antropologica degli effetti, e relative conseguenze, delle credenze religiose, divine, mitiche, sovranaturali di cui l’Uomo si è ammantato nella sua evoluzione storica, sono state enunciate fin dal primo volume di NonCredo come core topic della sua ipotesi di progetto culturale. Il tutto condotto nel rispetto della realtà fattuale: le religioni esistono, chi le pratica non le ha scelte ma le ha subite alla nascita, e a livello etnico esse hanno diacronicamente sedimentato dogmi, miti, riti e violenze modificando lo sviluppo stesso delle culture, delle mentalità e delle società con un imprinting differenziale, generalmente molto marcato. Inoltre il contenuto magico o metafisico insito in questi “credi” ha in genere esonerato implicitamente i fedeli dall’esplorare e capire la loro realtà interiore e quella esterna ad essi, accettando acriticamente le asserzioni che accompagnano ogni credenza, quando addirittura esse non vengono imposte, atrofizzando in tal modo qualsiasi spirito di ricerca (Il grande Dostojevski disse che se avesse dovuto scegliere tra la Verità e Gesù avrebbe scelto Gesù!). Il ben noto conflitto tra fede e ragione, tra teologia e scienza è sotto gli occhi della Storia e di chiunque sappia o voglia verificarlo con onestà intellettuale.

In questo ambito oggi possiamo affermare che l’influsso delle religioni mostra due grandi aree lontane tra loro per contenuti, ed il cui discrimine geografico può coincidere col fiume Indo: l’Occidente dei tre monoteismi abramitici: ebraismo, cristianesimo e islam e loro derivati, fortemente influenzati dalla razionalità speculativa greca, dal platonismo e dalla mitologia biblica; e l’Oriente spirituale, romantico e ideale pervaso da un forte umanesimo interiorizzante e mistico irradiato dal pensiero indiano, imperniato sullo Spirito nei termini in cui lo vedeva il filosofo Schelling: ”la materia è lo spirito visibile, come lo spirito è la materia invisibile”, sempre antropocentrico, ove il tempo è una funzione circolare e non lineare che brucia se stesso come nel tecnologico e materialista Occidente, ove anche l’apice della mistica, lo Yoga, è stato consumisticamente trasformato in una tecnica di fitness.

Per questo, per un bilanciamento obbiettivo di culture, NonCredo da questo volume apre anche all’indagine del grande pensiero dell’Oriente, dove non si parla di ateismo ma tutto è pregno di non-teismo. Un grande conoscitore del pensiero orientale, il prete cattolico anglo-indiano Pannikar, afferma con convinzione: “Si può dare una religione atea? La risposta del Buddha (un indiano hindu) è tagliente: solamente una religione che sia atea può essere veramente religione; il resto è semplice idolatria, l’adorazione di un Dio opera delle nostre mani o della nostra mente”, mentre il pastore anglicano e filosofo docente a Cambridge Don Cupitt, interpretando lo spirito dell’Oriente dice: “La religione oggi deve diventare senza credo. Non c’è niente di esterno in cui credere o in cui sperare. La religione, quindi, deve diventare un modo immediato e profondamente sentito di entrare in rapporto con la vita in generale e con lo propria vita in particolare”. E Charles Eliot che disse: “Il Buddha non considera il mondo come opera di una personalità divina, né la legge morale come la sua volontà; il fatto che possa esistere una religione senza queste idee è di capitale importanza”. E un celebre studioso dell’India, l’antropologo culturale lettone-tedesco Keyserling, fece notare che, come gli inuit o eschimesi hanno ottanta diversi termini per definire il ghiaccio di cui è fatto tutto il loro mondo, così il sancrito, la lingua dell’India classica e filosofico-religiosa, ha più termini relativi al “sacro” di quanti non ne abbiano le lingue greca, latina e tedesca messe insieme, “poiché tutto in India è pervaso di sacro”.

Contro il fanatismo e l’esclusivismo dei monoteismi, il relativismo va visto come un sintomo della libera creatività umana, e del suo divenire, rispetto alle certezze messe in bocca a dèi costruiti su misura, talchè il grande logico Carnap fece notare come anche un qualunque enunciato scientifico non può mai pretendere di essere dimostrato in maniera assoluta: non esiste mai una dimostrazione “assoluta” di verità, egli scrive, altrimenti diventa dogmatica ed il tempo avrà certamente modo di dimostrare la falsità di ogni dogma, come è regolarmente avvenuto a riguardo delle affermazioni dogmatiche o mitiche dei tre monoteismi.

Il non-teismo del pensiero d’Oriente implica, in termini di propensione dell’Uomo, il richiamo esplicito al valore del dubbio ed al bisogno di accertare personalmente la verità, piuttosto che affidarsi all’autorità di altri come impongono i monoteismi, e trova una eco profonda nella ricerca ascetica, meditativa, catartica e mistica della spirituale India, ove all’“occhio per occhio” biblico e molto occidentale, si contrappone un’etica fortemente empatica e amorevole. “Chi vuole servire me, serva gli infermi” dice il Buddha, e il filosofo Schopenhauer, studioso dell’oriente indiano, vi identifica la base della morale nella compassione, la capacità di identificarsi con l’altro fino a sopprimervi qualsiasi distinzione egoistica fra sé e l’altro, che è ciò che NonCredo ha sempre chiamato “etica empatica” additandola ai suoi lettori.

A questo mondo, al grande pensiero dell’Oriente, che già raggiunse Parmenide e la scuola eleatica nella Magna Grecia del quinto secolo prima dell’era volgare, ed alle peculiarità delle loro religioni esistenziali, a-dogmatiche, spirituali e tolleranti, NonCredo vuole aprire le sue pagine convinto di offrire esempi e raffronti di alto lignaggio sia etico che sapienziale. E vogliamo chiudere con un periodo del grande storico Will Durant, amico di Kipling, Gandhi e Tagore: “Mentre i cattolici assassinavano i protestanti in Francia, e i protestanti sotto Elisabetta assassinavano i cattolici in Inghilterra, e l’Inquisizione uccideva e spogliava gli ebrei in Spagna, e Giordano Bruno veniva arso vivo a Roma, il re indiano Akbar invitava i rappresentanti di tutte le religioni del suo impero a un congresso, garantiva loro la pace, pubblicava editti di tolleranza per qualsiasi culto e credo e, a testimonianza della propria neutralità, sposava donne di fede brahamana, buddhista e maomettana”.

Il pensiero dell’Oriente è anche questo.