gli editoriali di paolo bancale

JUS SOLI e JUS FIDEI, può un cattolico osservante essere anche un cittadino indipendente?

Si fa un gran parlare, tra le parti politiche, del quando e come uno straniero possa diventare ope legis un cittadino italiano. Le ipotesi sono diverse e tutte contengono un che di realtà. Ma propedeuticamente credo che vada definito innanzitutto che cosa significhi essere un “cittadino italiano”. E’ certamente un uomo libero, che vive in un Paese democratico e ne rispetta le leggi, a cominciare dalla sua Costituzione, e non è diverso dal “cittadino” degli Stati civili, democratici e laici moderni. E se portatore di responsabilità pubbliche, deve anche poter vantare la necessaria indipendenza e autonomia di giudizio. Può egli farsi condizionare, o peggio obbedire ad una qualsiasi delle tante religioni esistenti i cui dettami o ideologie possono essere facilmente confliggenti con il bene “politico” comune, che è la risultante del libero gioco democratico? Quanto essere “credenti”, e peggio ancora “fedeli”, è compatibile con l’essere “cittadini”?

Le religioni sono creazioni storiche, quale più antica e quale più moderna, strettamente legate alle opinioni, leggende, miti ed esigenze di una data società in un particolare momento storico-etico-politico, quando esse furono create e si svilupparono. Se lo Stato è laico, è dato loro poter cambiare il corso degli eventi così come sono democraticamente invocati dal popolo sovrano? Quanto un cattolico in ultima analisi risponde a se stesso e quanto agli ukase o dictat della sua gerarchia confessionale? Personalmente io, su base statistica, ne dubito e trovo molto più laico nei fatti lo Stato di Israele che si proclama “ebraico” che non la Repubblica italiana che si proclamerebbe laica.
Un esempio per tutti? Ricordo che nel 1996 il governo Prodi aveva preparato un sentito disegno di legge sui “diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi”. Ebbene la CEI, Conferenza Episcopale Italiana, voce supplente dell’antico Santo Offizio, intervenne pesantemente emettendo una “nota” con camuffata minaccia di scomunica scrivendo testualmente: ”Nessun politico che si proclami cattolico può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica”!!!! L’esito fu che i “cittadini” cattolici ed oltretutto facenti politica si ritirarono all’istante in modo squalificante dimostrando nei fatti che il sistema politico italiano, invece di essere protetto dalla Costituzione, può essere in qualsiasi momento paralizzato da una interferenza arbitraria della gerarchia cattolica.

Popolo sovrano? Supremazia della Politica? Ma, credenti o noncredenti, però come cittadini italiani non ci sentiamo sprofondare nella vergogna?