Il momento per tutto il mondo contemporaneo è reso problematico dal terrorismo di
fede islamica. È la fase parossistica di una religione che reagisce, tra l’altro, in modo bellico
a secoli di arrogante supremazia coloniale cristiana. Di chi la colpa? Ritengo che il
concetto sia posto male: di fronte al deterministicamente inevitabile quale è la genetica
incompatibilità tra le religioni, si può parlare di colpa? Dalla ferocia ebraica sui popoli
“gentili” ordinata dal loro dio, e poi il medio evo cristiano con le sue crociate contro
l’islam ordinate dal loro dio, e le guerre di religione europee tutte combattute sempre
nel nome di un qualche dio, e lo sterminio a fini di conversione di popoli animisti adoranti
dèi diversi rispetto al dio dei colonialisti cristiani, e il conflitto islamico-hindu
della spartizione indiana con molti dèi in campo, ci sono state sempre guerre tutte originate
dalla implicita impossibilità di convivenza di aggregati diversi tra loro, quali
sono le religioni, tutti confliggenti nel nome di quella paranoica perversione che si
chiama “fede religiosa”, un inconsistente nulla grondante sangue.
Le religioni sono come le cellule neoplastiche che debbono espandersi a spese di quelle
circostanti diverse da loro, e così non vivono di sé ma di come integrare le altre nel
proprio sé: le religioni vogliono il potere sui territori e sui popoli, aborriscono il diverso
e bramano l’espandersi del numero di proseliti ottenuti in qualsiasi modo. Tutti i
loro dèi sono dei famelici Moloc. Questo è l’identikit delle religioni che chiamerei occidentali
e che nulla però hanno potuto nei loro tentativi di assorbimento , neppure nel
Kerala, rispetto al fondamento spirituale e umanistico di quelle orientali quali induismo,
buddhismo, taoismo, ove il senso di potere come obbiettivo di una religione è letteralmente
aborrito. Ma anche quelle occidentali non sono tutte uguali, e ve ne è una
sola che ha fatto versare sangue contro tutte le altre religioni coesistenti ad essa, perseguitandole
senza eccezioni: contro gli ebrei, gli islamici, i valdesi, gli ortodossi, i catari,
gli hussiti, i luterani, i calvinisti, gli anglicani, gli animisti e quant’altri non fossero
cattolici romani super-allineati. Ma è ancora poi possibile chiamare il cattolicesimo papista
una “religione” e non uno Stato colonialista?
Ben dice al riguardo il noto teologo valdese Vittorio Subilia che nella sua critica teologica
al papato dimostra che “la pretesa del dominio sull’umanità intera è parte integrante del
cattolicesimo romano nella sua mira alla dimensione imperiale”. Lo ha sempre fatto in modi
diversi con rara abilità camaleontica e sempre lo farà, essendo un problema di genoma
a tutti i livelli della loro gerarchia: dalla parrocchia alla diocesi alla curia al papato. E’
lampante come il sole, ma i ciechi si trovano sempre. Cito Dacia Maraini che esulta alla
laicità italiana ove si è felicemente avverata, lei scrive “la separazione tra lo Stato e la
Chiesa”. Ma va! E allora gaudeamus, igitur.