gli editoriali di paolo bancale

“Ho giurato sulla Costituzione e non sul vangelo”

La storia antica, dai tempi dello hobbesiano “stato di natura”, ci mostra una grande facilità dei popoli a farsi guerra, ma erano di conquista o di difesa, mai di religione. Vado a memoria, ma la prima persecuzione e strage per un dio è quella compiuta dall’ebreo Mosè contro il suo popolo per un vitello d’oro divinizzato. La vera persecuzione per ossessione fideistica mi sembra che incominci con l’imperatore romano-cattolico Teodosio. Poi venne la grande invasione islamica, in cui l’slam riservava ai non islamici una tassa in danaro, laddove la tassa imposta dai cristiano-cattolici a eretici e miscredenti fino a due secoli fa era carcere, confisca dei beni e morte.
Per un millennio e mezzo il mondo cristiano si è nutrito di sangue e devastazioni per il primato religioso tra vari segmenti cristiani (colonie incluse) e si ricorse ad un rimedio prevaricatore ma in qualche modo pacificante solo con la pace di Augusta del 1555 che, fra cattolici e vari protestanti che si scannavano in Europa , inaugurò la regola del “cuius regio eius religio”, che statuiva che la religione di tutti gli abitanti di una regione dovesse uniformarsi a quella del sovrano, pena la fuga altrove. Quindi veniva consacrata la totale coincidenza e identificazione del potere religioso con quello politico-statuale.
Ma la storia continua, e venne l’Illuminismo che preparò il terreno a tre grandi rivoluzioni : americana, francese, russa, la parola “popolo” non voleva più dire solo bocche da sfamare e braccia da lavoro ma anche, progressivamente, pensiero, ideali, libertà, fino alla sovranità insita nel postulato del “popolo sovrano”. E le religioni? Separazione e civiltà nel mondo protestante, tentativo nobile con Cavour in ambito cattolico, superato poi dalla rivalsa clericale dei concordati e della cultura popolare bigotta e intimorita (“quando voti dio ti vede, Stalin no”).
E così arriviamo ad oggi, tra orge di crocifissi e opposizioni vandeane in Parlamento, in cui un italiano di estrazione, cultura e pratica cattolica, pone la pietra miliare della laicità così come la intendiamo noi, di totale separazione sia tra Stato e chiese sia tra imperativo senso dello Stato e personali lecitissimi convincimenti confessionali o non. Ciò avviene quando il capo del Governo italiano, dott. Matteo Renzi, dichiara pubblicamente a tutto il Paese: “Sono cattolico ma la politica la faccio da laico, ho votato sulla Costituzione e non sul vangelo”. Camillo Benso ne deve essere stato felice. E tempi felici verranno quando sentiremo asserire in giro, sul suo esempio:
Ho giurato sulla Costituzione non sul Corano
Ho giurato sulla Costituzione non sulla bibbia
Ho giurato sulla Costituzione non sui Veda

e così via, inesauribilmente!