La storia antica, dai tempi dello hobbesiano “stato di natura”, ci mostra una grande facilità
dei popoli a farsi guerra, ma erano di conquista o di difesa, mai di religione. Vado
a memoria, ma la prima persecuzione e strage per un dio è quella compiuta dall’ebreo
Mosè contro il suo popolo per un vitello d’oro divinizzato. La vera persecuzione per ossessione
fideistica mi sembra che incominci con l’imperatore romano-cattolico Teodosio.
Poi venne la grande invasione islamica, in cui l’slam riservava ai non islamici una
tassa in danaro, laddove la tassa imposta dai cristiano-cattolici a eretici e miscredenti
fino a due secoli fa era carcere, confisca dei beni e morte.
Per un millennio e mezzo il mondo cristiano si è nutrito di sangue e devastazioni per
il primato religioso tra vari segmenti cristiani (colonie incluse) e si ricorse ad un rimedio
prevaricatore ma in qualche modo pacificante solo con la pace di Augusta del 1555
che, fra cattolici e vari protestanti che si scannavano in Europa , inaugurò la regola del
“cuius regio eius religio”, che statuiva che la religione di tutti gli abitanti di una regione
dovesse uniformarsi a quella del sovrano, pena la fuga altrove. Quindi veniva consacrata
la totale coincidenza e identificazione del potere religioso con quello politico-statuale.
Ma la storia continua, e venne l’Illuminismo che preparò il terreno a tre grandi rivoluzioni
: americana, francese, russa, la parola “popolo” non voleva più dire solo bocche
da sfamare e braccia da lavoro ma anche, progressivamente, pensiero, ideali, libertà,
fino alla sovranità insita nel postulato del “popolo sovrano”. E le religioni? Separazione
e civiltà nel mondo protestante, tentativo nobile con Cavour in ambito cattolico, superato
poi dalla rivalsa clericale dei concordati e della cultura popolare bigotta e intimorita
(“quando voti dio ti vede, Stalin no”).
E così arriviamo ad oggi, tra orge di crocifissi e opposizioni vandeane in Parlamento,
in cui un italiano di estrazione, cultura e pratica cattolica, pone la pietra miliare della
laicità così come la intendiamo noi, di totale separazione sia tra Stato e chiese sia tra imperativo
senso dello Stato e personali lecitissimi convincimenti confessionali o non.
Ciò avviene quando il capo del Governo italiano, dott. Matteo Renzi, dichiara pubblicamente
a tutto il Paese: “Sono cattolico ma la politica la faccio da laico, ho votato sulla
Costituzione e non sul vangelo”. Camillo Benso ne deve essere stato felice. E tempi felici
verranno quando sentiremo asserire in giro, sul suo esempio:
Ho giurato sulla Costituzione non sul Corano
Ho giurato sulla Costituzione non sulla bibbia
Ho giurato sulla Costituzione non sui Veda
e così via, inesauribilmente!