Ricordandoci il famoso apologo di Menenio Agrippa sul funzionamento del nostro
corpo composto di vari organi, si può in prima approssimazione affermare che vi sono
organi vitali (il cuore, il sangue) e organi ad adiuvandum (es.il secondo occhio o orecchio).
La comunità umana (ma anche le api o le termiti) quando si organizza in una
unità funzionante, ad es. lo Stato o i Comuni o un’oasi autonoma o un’isola remota,
non è da meno. Vi sono le funzioni vitali in quanto funzionali all’esistenza continuativa
della comunità e la cui assenza anche di una sola pregiudicherebbe l’esistenza futura
dell’ente, e quelle che, se mancassero, non ne intaccherebbero la possibilità di sussistenza.
Tra le prime vi sono il linguaggio, il governo, la difesa, la giustizia, l’organizzazione
agro-alimentare, la famiglia, l’istruzione, la medicina, i mestieri indispensabili. E’ ben
difficile immaginare una comunità autonoma nello spazio e continua nel tempo che
fosse priva di queste componenti. Fra le seconde possiamo invece mettere tutte quelle
categorie che bene o male possono essere inglobate tra i frutti della cultura, e quindi
sensibilità e creatività di un popolo ma senza le quali la vita continuerebbe a scorrere
anche se a un livello che noi considereremmo qualitativamente inferiore: l’arte, la musica,
la cucina, l’architettura, la tecnologia, lo sport, il gioco, la letteratura fino al teatro,
l’estetica e poi anche la religione quale frutto dello psichismo elaborato di un dato
popolo in un dato luogo e in un dato periodo del tempo.
E’ chiaro che la rilevanza di ciascuna di queste categorie varia al seguito dello sviluppo
materiale e del progresso culturale di un dato popolo, specie tra quelle non essenziali:
cetra o viola d’amore o xilofono, il gioco della palla degli Atzechi, il lancio del disco o
il rugby, sciamano o vestale o prete, sono solo varianti di stereotipi antropologici di
cui è piena la storia umana, hanno un loro ruolo pro tempore ma oggi potremmo giudicarli
pleonastici o fungibili sub specie aeternitatis. Per fare un esempio banale ma non
fuori della realtà potremmo ipotizzare il caso di un popolo isolato che abbia bisogno
di un luogo di aggregazione e che svolga anche uno scopo identitario e sociale: ebbene
credo che i loro governanti potrebbero tranquillamente scegliere tra un teatro, una
chiesa o uno stadio, che nel tempo certamente cambieranno, ma resteranno pur sempre
la soluzione del problema poiché, sia oggi che nel futuro, continueranno a trovarsi indiscriminatamente
su una stessa curva di indifferenza rispetto alla variabile “utilità sociale”,
gusti a parte. Perchè in Italia ci sono solo le chiese e la Chiesa?