Diversi lettori ci partecipano una loro riflessione: in questa Italia o clericale o indifferente,
cui non interessa il concetto di Stato nè quello della sua laicità, quale è il futuro e la speranza
di NonCredo? Mi sento di rispondere così. Quando ero ragazzo, e Pacelli tristemente
imperava, i preti cattolici portavano tonaca, tonsura e cappelloni a padella, erano
un numero infinito, era loro dovuto grande prestigio sociale anche quando notoriamente
pedofili o puttanieri con figli, avevano un ingiusto ma reale potere di cui abusavano, facevano
prediche medioevali sul diavolo, sui dannati dell’inferno e sulla verginità prematrimoniale,
nelle confessioni andavano sempre a domande sui genitali, dettagli e
masturbazione, erano avidi, furbi, malfidati e ben pasciuti. Pensiamo a che differenza
con adesso: la società è maturata e cambiata autonomamente, anzi evoluzionisticamente,
i preti sono di meno e molti sono di colore, se e quando uno viene arrestato la notizia esce
sui giornali (cose un tempo inconcepibili), i conventi sono vuoti, nei tribunali non si giura
su alcun dio, ci sono e sono legali aborto, divorzio, nozze omo e potrei continuare con
tante altre realizzazioni laiche che tutti conosciamo. Sembra poco in soli cinquanta anni?
NonCredo come veicolo di cultura laica e a-confessionale aiuta questo trend, testimonia
il ruolo della ragione e dei dubbi della ragione affinchè lo slittamento verso convinzioni
laiche e a-confessionali sia possibilmente dettato da cultura e pensiero razionale e non da
atteggiamenti umorali. Ed inoltre NonCredo semina a favore di una coscienza politica liberal-
risorgimentale, con separazione totale tra culti e Stato e forte partecipazione dei cittadini
ad una propria identità e collettività nazionali. Noi non siamo ancora “popolo”, lo
dice ance Mameli nel suo nostro inno, i nostri politici e il nostro parlamento sono ancora
agiti dalla viscosità cattolica della società e delle gerarchie clericali e non, con tragici effetti
sulla nostra Costituzione e sugli osceni concordati italo-vaticani, i nostri edifici pubblici,
espressioni del nostro Stato e di noi tutti, sono ridotti, da orge di crocifissi e di
strapagati nullafacenti cappellani, a dependance parrocchiali.
E come vede NonCredo le religioni? Lo dice la nostra matrice, ReligionsFree, cioè come se
non ci fossero, ricalcando il groziano “etsi deus non daretur”. Esse rappresentano una importante
branca della antropologia, laddove, ed è quel che conta, l’etica la danno le coscienze
individuali la cui media dominante viene espressa dallo Stato nazionale e dalle
sue leggi. Nell’ambito dello Stato i cittadini sono realtà libere, ognuno col suo diritto a scegliersi,
o no, una religione, una visione politica, un orientamento artistico, un gusto musicale,
un genere letterario e così via. Nessuno si preoccuperà di che cosa pensi il suo
vicino e se gli piace un dio, e quale. Civis romanus sum, deve essere sufficiente.