gli editoriali di paolo bancale

A che o a chi serve NonCredo?

Diversi lettori ci partecipano una loro riflessione: in questa Italia o clericale o indifferente, cui non interessa il concetto di Stato nè quello della sua laicità, quale è il futuro e la speranza di NonCredo? Mi sento di rispondere così. Quando ero ragazzo, e Pacelli tristemente imperava, i preti cattolici portavano tonaca, tonsura e cappelloni a padella, erano un numero infinito, era loro dovuto grande prestigio sociale anche quando notoriamente pedofili o puttanieri con figli, avevano un ingiusto ma reale potere di cui abusavano, facevano prediche medioevali sul diavolo, sui dannati dell’inferno e sulla verginità prematrimoniale, nelle confessioni andavano sempre a domande sui genitali, dettagli e masturbazione, erano avidi, furbi, malfidati e ben pasciuti. Pensiamo a che differenza con adesso: la società è maturata e cambiata autonomamente, anzi evoluzionisticamente, i preti sono di meno e molti sono di colore, se e quando uno viene arrestato la notizia esce sui giornali (cose un tempo inconcepibili), i conventi sono vuoti, nei tribunali non si giura su alcun dio, ci sono e sono legali aborto, divorzio, nozze omo e potrei continuare con tante altre realizzazioni laiche che tutti conosciamo. Sembra poco in soli cinquanta anni? NonCredo come veicolo di cultura laica e a-confessionale aiuta questo trend, testimonia il ruolo della ragione e dei dubbi della ragione affinchè lo slittamento verso convinzioni laiche e a-confessionali sia possibilmente dettato da cultura e pensiero razionale e non da atteggiamenti umorali. Ed inoltre NonCredo semina a favore di una coscienza politica liberal- risorgimentale, con separazione totale tra culti e Stato e forte partecipazione dei cittadini ad una propria identità e collettività nazionali. Noi non siamo ancora “popolo”, lo dice ance Mameli nel suo nostro inno, i nostri politici e il nostro parlamento sono ancora agiti dalla viscosità cattolica della società e delle gerarchie clericali e non, con tragici effetti sulla nostra Costituzione e sugli osceni concordati italo-vaticani, i nostri edifici pubblici, espressioni del nostro Stato e di noi tutti, sono ridotti, da orge di crocifissi e di strapagati nullafacenti cappellani, a dependance parrocchiali.
E come vede NonCredo le religioni? Lo dice la nostra matrice, ReligionsFree, cioè come se non ci fossero, ricalcando il groziano “etsi deus non daretur”. Esse rappresentano una importante branca della antropologia, laddove, ed è quel che conta, l’etica la danno le coscienze individuali la cui media dominante viene espressa dallo Stato nazionale e dalle sue leggi. Nell’ambito dello Stato i cittadini sono realtà libere, ognuno col suo diritto a scegliersi, o no, una religione, una visione politica, un orientamento artistico, un gusto musicale, un genere letterario e così via. Nessuno si preoccuperà di che cosa pensi il suo vicino e se gli piace un dio, e quale. Civis romanus sum, deve essere sufficiente.