gli editoriali di paolo bancale

laicità: da san Marino al Califfato

Nel suo discorso a reti Rai unificate del 31 dicembre diretto al popolo italiano in occasione degli auguri per l’anno entrante, il presidente della Repubblica, il democristiano Mattarella, ha fatto una parentesi rivolgendosi al pontefice cattolico Francesco per rivolgergli gli auguri. A che titolo visto che lui parlava interpretando desideri e sentimenti di tutto il popolo italiano, che non gli aveva chiesto questo? Non certo perché Francesco è un capo di Stato, in quanto in tal caso ci sarebbe da dire che ne ha dimenticati almeno altri duecento. Ed allora diciamo che i motivi sensati possono essere solo due:

• Perché è il capo di uno Stato che è ospitato dall’Italia nel proprio territorio nazionale;
• Perché è il capo della tradizionalmente maggiormente diffusa confessione religiosa in Italia.

Nel primo caso sarebbe inopportuno e ingiusto lo sgarbo che avrebbe fatto alla Serenissima Repubblica di san Marino, vero orgoglio storico della penisola italica risalendo la sua indipendenza all’anno 301 e.v., la repubblica più antica al mondo e grande esempio di indipendenza per la quale ha sempre combattuto, di tolleranza, di filo-italianità e di laicità. Qui riparò, e fu protetto, Garibaldi reduce dalla Repubblica Romana, cacciato da quell’anti-italiano che fu Mastai Ferretti, alias Pio IX, come ricorda il suo discorso ai sanmarinesi esposto in una lapide sul Titano. Ed è anche repubblica campione di laicità, di cui san Marino va fiera, laicità espressa nella frase con la quale il loro fondatore, Marino, dette inizio alla loro indipendenza e laicità: “relinquo vos liberos ab utroque homine” e cioè “Vi lascio liberi sia dall’imperatore che dal papa”, i due potentati che a quei tempi imperversavano.
Se, invece, Mattarella si fosse ispirato alla seconda possibile motivazione, egli, pur essendo, gli va riconosciuto, un gentiluomo e un democratico, avrebbe privilegiato la sua antica anima democristiana, non al punto di un La Pira o Giovanardi, ma certamente infrangendo in modo partigiano i delicati equilibri politico-inter-confessionali che una repubblica che si proclama laica dovrebbe rispettare. In un periodo storico che vede le, e dico le,religioni tornare ad essere il fattore più divisivo tra i popoli come ai tempi della Riforma, privilegiarne una a scapito delle altre è atto certamente incauto in tempi di Isis, califfato e Stato islamico con oltre cinque milioni di islamici in una Italia sempre più scristianizzata.
Mattarella poteva esimersi da questo gesto di educato vassallaggio politico quando ci rappresenta e parla a nome di tutti, italiani cattolici o protestanti, islamici sciti o sunniti, ortodossi o ebrei, buddhisti, indù, agnostici e atei; poteva restare un buon cattolico come certamente lo è Renzi che, però, da presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana non solo non ha mai detto o fatto alcunché fuori della più neutra laicità, ma seppe anche dire pubblicamente, e gliene sia dato merito: “Io ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo”. E infatti ci ha saputo dare finalmente i diritti civili e il matrimonio per i cittadini omosessuali.