Intanto comprendiamo di che cosa si tratta: è un atto di
una profondità spirituale e morale MASSIMA e di una
pretesa sostanziale e ritualistica ZERO. E’ l’ultimo atto
visibile, memorizzabile e terreno di saluto, di bacio
profondo, di abbraccio universale a Chi ci è stato e ci
resterà caro, a chi ci ha dato gioie in vita ma ora ci farà
soffrire lancinantemente fino all’elaborazione del
dramma dell’assenza perenne d’ora in poi di chi
amiamo. E’ il momento sofferto e impegnato di un supremo
amplesso spirito-psico-carnale-sentimentale che
ci ricorderà per sempre che SIAMO vissuti in un tutt’uno con Chi ci ha lasciato.
La cerimonia è la VITA e non un istante, comunque organizzato, la cosiddetta “funzione”
che passa come il vento: lasciamo il pianto a chi gli sgorga, lasciamo il ricordo verbale
a chi lo rivive, non veliamo con immagini di un giorno triste tutte quelle altre che
ci ricordano il nostro caro perduto e che invece ci accompagnano, vivono, dormono,
pensano con noi in ogni istante in cui vivremo ancora.
Chi , nella debolezza della carne, sente di depositare speranze e dolore in un raccontato
ipotetico aldilà religioso lo faccia, è un ansiolitico che ha dato diffuse prove di efficacia,
ma che non ci farà mai rivivere, come vorremmo, nel suo cono d’ombra ove affiora il
volto amato nel profilo frastagliato di una nube o nell’occhieggiare di un fiore variopinto
in un prato.
Chi vive, invece, la vita nel suo groviglio di sentimenti, dubbi, pensieri, ricordi anche
tattili, lacrime calde quanto laceranti, chi si sente di continuare a vivere in quel Lui o
Lei che oggi ha perduto, rifugga la finzione strumentale e proselitistica, ofanamente
clericale dei paramenti, dell’aspersorio e dell’obolo, e faccia invece andare direttamente
l’auto dell’impresa funeraria senza simboli religiosi al cimitero ove la attende la tomba
o il processo crematorio che saranno portate a termine con discrezione dall’impresa
stessa alla presenza di congiunti ed amici, in accordo alle istruzioni ricevute.
Questi sono momenti esistenzialmente drammatici in cui ci si arrrende alla sorte e si
preferisce delegare per non soffrire di più: è però anche il viscido momento in cui si fa
avanti il prete. Per triste ma anche realistico che sia, delegate o disponete prima le forme
di questa forma di rispetto e di amore che volete dare a Chi vi ha lasciato.
E il momento della verità? Per me è quel tonante “CIAO!!!” urlato con quanto fiato aveva
al termine del funerale laico da Dario Fo per la sua amatissima Franca… Sono anch’io
con te, amico Dario, e anch’io urlo al nostro cielo dove un giorno da aviatore la incontrai
e la amai: “ciao Lucia mia!!!”