gli editoriali di paolo bancale

religioni: più superflue o più nocive?

Il traguardo di autonomia e realizzazione dell’uomo viene spesso collegato all’autonomia offerta dall’ateismo con la sua non dipendenza mentale da feticci autogestiti. Ciò è vero solo parzialmente poiché il limite della nostra autonomia non sta nel credere nelle ipotetiche divinità, bensì nella stessa attività del credere in quanto tale, quando ciò implichi il pensiero magico, la superstizione, la dipendenza da convinzioni altrui che castra la nostra libertà del pensiero.Il Dammapada inizia con il verso “tu sei la tua mente” e l’etica del filosofo Buddha proclama “siate luce a voi stessi”, cioè “non credere supinamente ma cerca in proprio”, che poi è lo spirito dell’Illuminismo.
Ma allora le tante diverse religioni che coprono a macchia di leopardo il pianeta? Per non sbagliare molte promettono pace e piena realizzazione dell’umanità, molte si spingono, per quello che costa, fino ad assicurare una vita ultraterrena senza prove ma solo speranza, eppure una lunga scia di sangue e di sofferenza traccia la storia delle religioni, specie quelle gerarchicamente strutturate. Esistono però, lontane da dogmi e prescrizioni delle fedi organizzate in religioni, linee di ricerca spirituale che propongono visioni rispettose del valore degli esseri viventi.
Dostoevskij arriva a dire “se dio non c’è tutto è possibile”, ma il dio di Dostoevskij è soltanto un falso scopo poiché tutto diventa possibile solo se qualcuno, creduto credibile, per esempio qualsiasi clero, ti fa credere che qualcosa è lecita, auspicabile e autoritariamente voluta dal dio di turno. Il “dio lo vuole”, fatto credere e quindi creduto per vero, ha tenuto compagnia a roghi, guerre, omicidi, oscurantismi, persecuzioni, torture. Il problema non è tanto il concetto di uno o più divinità, dalla pigra scorciatoia del deismo alla infantile allucinazione del teismo, bensì la cieca fede inculcata e pretesa dalle religioni, quella dei suicidi cristiani del Colosseo o dei massacratori cattolici delle crociate, quella dei kamikaze islamici o del sati, il rogo delle vedove indù.
Le religioni, oltre all’essere ontologicamente posticce e non utili, sono diseducative, divisive e politicamente pericolose in quanto da sempre portatrici di violenza e intolleranza. L’ipnosi indotta dallo psicoterapeuta può durare un’ora, ma quella, per giunta di massa, artificiosamente procurata dalla cosiddetta “fede” prende tutta una vita, dalla nascita fini alla soglia del millantato aldilà. Provate a immaginare senza pregiudizi una società “momentaneamente” priva di religioni, ovvero religions-free, e vedrete come essa scorrerebbe “civilmente” in un contesto di cittadini consapevoli e non di credenti “dipendenti” dai loro suggeritori.