ed al suo senso dello Stato, della Nazione e della sua Storia per il cui riscatto ha combattuto
eroicamente senza MAI nascondersi dietro consolatorie divinità di comodo,
senza mai ricorrere alla farsa della “benedizione” perché dio ci faccia vincere di cannoni
e soldati, tanto care ai cappellani cattolici italiani, e senza ridicolizzarsi in invocazioni
a pretesi magici protettori ortodossi, da Basilio e Cirillo a Cristo
pantocrator, dalle madonne Czestochowa ai cuori di Gesù, e lo stesso dicasi per le minoranze
ebree e musulmane ucraine presenti nella folla militante.
Non si è visto l’invadente clero come in Italia
Le televisioni ci hanno mostrati i cittadini ucraini in tutte le fasi della loro operatività
sofferente o belligerante ma non li abbiamo MAI visti confondere la Patria, lo
Stato, il dovere di cittadini con il clero o con ambienti di chiesa o con immagini religiose.
Il “dio c’è” o il “dio è con noi” (che equivale al gott mit uns delle SS naziste)
non li si sono visti in televisione su nessun muro di nessuna città o paese ucraini e
su nessun labaro sventolato, né alcun banale e automatico segno di croce, come capita
nella cattolica Italia, quando pure la vita e la morte in armi o sotto le bombe
avrebbero potuto suggerire atteggiamenti chiesastici, scaramantici, apotropaici o
propiziatori come abbonda largamente in Italia.
Il devoto Santoro
Un popolo che ha con immensa dignità espresso la sostanza dell’etica kantiana, del
cittadino senza superstizioni, messe e processioni con le immancabili (da noi) croci
e reliquie. Il mondo cattolico rimane un mondo drogato di autoriferimento e di contemplazione
della propria facciata clericale: ne fa prova l’ exploit in quei giorni del
giornalista ateo marxista ma “devoto” Michele Santoro in TV a Di Martedì , quando
ha affermato che “il centro del pacifismo mondiale è Roma perché c’è il papa”, ignorando
che il resto del mondo ha i suoi tantissimi Gandhi, Nelson Mandela, Dalai
Lama, per nominarne qualcuno, e molti Premi Nobel, che non appoggiano come i
papi un pacifismo di facciata a un imperialismo ideologico che di guerre nel tempo
ne ha fatte proprio tante.
Nel nome di “dio”?
Tutto il pacifismo di Bergoglio è apparsa la sua frase, ovviamente molto reclamizzata:
“Nel nome di dio, fermate questo massacro”, frase ovvia per un verso date le circostanze
e sua legittima opinione per l’altro. Ma in un momento in cui la realtà predomina,
quella delle bombe sulle case, dei morti e dei profughi che muoiono di freddo
e di fame, ci si faccia capire quale è il significato e il contributo ai fatti de “nel nome
di dio”, esclamazione teatrale quanto si vuole ma, fuor di metafora, che non ha cambiato
la traiettoria neppure ad un solo proiettile su un milione che se ne sparano ogni
giorno. Frase inutile, allora, ma formalmente dovuta o semplicemente pour épater le
bourgeois? Al riguardo il flautato bigotto “vaticanista” Stefano Maria Paci, grande
laudator di Francesco, ci ha tenuto a precisare in tv che la summenzionata frase sul
nome di dio a Francesco gliela ha inviata proprio dio in persona. Nulla è dato sapere
quale canale comunicativo tale preziosissima frase abbia utilizzato sul tragitto da dio
al papa.