di Dario Lodi, saggista
La vulgata afferma che dicesi “miracolo” un fatto inspiegabile. La scienza alzerebbe le mani di fronte a un fenomeno che non riesce a focalizzare con gli strumenti di cui dispone attualmente. ...
di Paolo Bancale
“Un miracolo, in teologia, è un evento straordinario, al di sopra delle leggi naturali”. Questa è la definizione data da Wikipedia. Centro del concetto sono quindi le leggi naturali, unicamente frutto della speculazione intellettuale e della ricerca scientifica dell’uomo. Esse mutano con il tempo diacronico, con il cosiddetto progresso, e pertanto diviene normale che ciò che, per ignoranza, poteva essere considerato un miracolo ieri, oggi è una ricorrente vicenda naturale. ...
di Paolo d’Arpini, studioso delle religioni
Una volta che ci si rifugia nella fantasiosa illusione di azioni inconcepibili
nella realtà come miracoli, portenti e prodigi, come mari che si aprono,
morti che risuscitano, case che volano, camminate sull’acqua e moltiplicazioni
di oggetti, che differenza passa tra un dio e un mago che fanno le
stesse strane cose?
Giove, Geova, Gesù, Allah, Shiva, Manitù se la battono a gara con Mago
Merlino e colleghi. Con il concetto di Magia l’uomo pensa di liberarsi dalla
sua finitezza e dai limiti della realtà e della natura: questa è la grandezza
della mente umana e delle fantasie di cui è capace. ...
di Andrea Cattania, ingegnere e epistemologo
L’evento prodigioso, il miracolo, viene attribuito alla divinità nelle sue varie forme (dio, madonna, santi) e viene ritenuto vero da molti credenti. In realtà il successo di simili eventi si spiega con la credulità di un’ampia fascia di fedeli e con la ricca attività di mercato che li circonda. La parola “miracolo” esprime lessicalmente la misura della nostra ignoranza del reale e del possibile. Qualsiasi cosiddetto miracolo resta tale soltanto “per ora”, poiché il progresso scientifico quanto prima lo spiegherà. ...
di Giuditta Piazza, saggista
La civiltà cinese ha un dato fondamentale dal quale non ha mai derogato, nel corso della sua lunga storia millenaria: un umanesimo concentrato con naturalezza sulle sole risorse umane nell’ambito e nella comunione con il tutto. A ben vedere, la civiltà cinese rispecchia il principio darwiniano per cui sopravvive il più adatto (non il più forte, in senso fisico, come è stato spesso travisato). ...
di Raffaello Morelli, storico della laicità
Una sentenza non trionfale.
Hanno commesso un classico errore civile
i laici che hanno celebrato la sentenza
della Corte Costituzionale sul fine
vita (25 settembre ’19) come un trionfo
della libertà nella convivenza. L’errore
non è per il contenuto della sentenza,
che ha letto giustamente la Costituzione
in chiave di istituzione laica. L’errore
sta nel fatto che, siccome, nella
convivenza quotidiana, i laici riescono
poco a far emergere le loro impostazioni
(nonostante siano suffragate dai
fatti), allora si contentano di definire
vittoria ogni evento non contrario ai
loro desideri e poi si occupano di altro. ...
di Maria Gigliola toniollo, Senior Consultant, Synergia - Initiatives for Human Rights
C’è chi pensa che la vita sia un dono e chi un contratto in comodato d’uso… Nonostante offra frequenti abbagli libertari, nessuna rassicurante dispensa da vecchi, ottusi paradigmi assolutistici arriva da parte della Chiesa di Bergoglio in tema di eutanasia e di suicidio medicalmente assistito, ne è prova la lievitante agitazione d’oltre Tevere in “difesa della vita dall’inizio alla fine”, sempre più incalzante nei pressi del giorno della Sentenza della Consulta sul caso Cappato, dopo la disperante nullità di un Parlamento che aveva perso un anno intero senza legiferare e dopo l’accorata allerta alle truppe parlamentari di parte, nonché a chi sovraintende, non importa se ad essere avversato con tanto accanimento fosse niente meno che l’esercizio responsabile di libere scelte individuali. ...
di Giovanni B.d. Serafini, curatore, recensore, collezionista d’arte
L’abbandono del ministero petrino da parte di Joseph Ratzinger il 28 febbraio 2013, non si sa se perché sfiancato dal groviglio di interessi, di scandali e di lotte intestine tra sempre meno governabili potentati curiali o se impaurito dalle voci di un complotto per toglierlo di mezzo e far posto ad Angelo Scola, arcivescovo di Milano, è un evento esplosivo anche per i non credenti. ...
di Enrico Galavotti, filosofo delle religioni
Si è fatto un gran discutere, in ambienti pacifisti e non-violenti, come ad es. Amnesty International, circa le motivazioni che possono aver indotto la chiesa cattolica ad accettare -come risulta dal paragrafo 2266 del recente Catechismo Universale (CCC)- la pena di morte, seppure “in casi di estrema gravità”. Le motivazioni (ideologiche s’intende) sono -a nostro parere- di natura sia religiosa che politica. ...
di Valerio Pocar, già prof. di Bioetica e Sociologia del diritto, univ. Milano
A (il cittadino che s’informa) Hai ascoltato
il discorso del presidente del Consiglio
dei ministri, a metà agosto,
quando ha deciso di rassegnare le dimissioni?
Finalmente parole chiare.
B (il cittadino che non s’informa) No,
non l’ho ascoltato. Non mi occupo di
politica.
A Guarda che qui la politica, la politica
come la pensi tu, qui c’entra poco. Qui
è una questione che va oltre la politica.
B Beh, dimmi un po’. ...
di Dario Lodi, saggista
La storia vede un ragazzino ebreo che ruba, per sopravvivere, nel negozio parigino gestito da un vecchio arabo interpretato da Omar Sharif (grande prova attoriale). Il padre del ragazzino è un fallito, abbandonato dalla moglie, fuggita con il figlio maggiore, e lascia vivere il figlio in mezzo alla strada. Un giorno nel negozio si presenta un’attrice che somiglia a Brigitte Bardot per comprare una bottiglietta d’acqua che il negoziante fa pagare un occhio della testa, dicendo al ragazzo presente, con bonarietà: “Lo faccio per ripagarmi di ciò che mi rubi ogni giorno”. Lungi dal denunciarlo o dal cacciarlo, lo riempie invece di cibo e bevande e se lo fa buon amico. Il ragazzino (di nome Momo) si affeziona al negoziante, ancora di più quando il padre lo lascia definitivamente per suicidarsi sotto un treno. Gli lascia anche i pochi soldi rimastigli. ...
di Roul Arpino, filosofo orientalista
Con il mese di dicembre le giornate si
accorciano sempre più, fino al solstizio
d’inverno, che rappresenta la giornata più
corta dell’intero anno, dopo la quale il periodo
di luce prende gradualmente ad aumentare
di nuovo, riportandoci alla luce
interiore.
Nel momento del solstizio le “forze
oscure” sono in maggioranza ma si percepisce
la “luce interiore” o “bene” che inizia
la sua ascesa. Dopo aver toccato il fondo
sentiamo il richiamo sostanziale della coscienza
che - come da sua natura - si pone
a emendare ciò che è disdicevole per la
crescita del nostro carattere. ...
di Paolo D’Arpini, filosofo orientalista
Erano partiti prima i giudei con la denuncia
che la Divina Commedia contenesse
nozioni antiebraiche, poi si sono
aggregati anche gli islamici lamentando
che il poeta criticò ferocemente il loro
profeta Maometto.
A dire il vero è dal marzo 2012 che se
ne parla, a partire da un articolo apparso
sul Corriere della Sera, e da allora
la cosa è andata parecchio avanti
e le “sparate” contro Dante Alighieri e
la Divina Commedia, hanno fatto
strada… conquistando le pagine del
Web e scomodando fior di commentatori. ...
di Roberto Tagliabosco, filosofo orientalista
Ogni cosa segue un suo percorso ciclico.
E sarà così anche per il sionismo, ora che
apparentemente questo “potere distintivo”
del nostro secolo sembra giunto al
culmine ecco che giungono le avvisaglie
del suo declino.
Ma iniziamo con il cercare di capire come
e quando è nato questo sionismo. Solitamente
si ritiene che esso sia originato da
un filone di pensiero, sorto all’interno
della comunità ebraica, verso i primi anni
del secolo scorso (od alla fine del precedente)
ed abbia trovato una sua prima attuazione
concreta nella fondazione di
Israele. Questo fatto è stato comunque
accompagnato da una forte crescita dell’influenza
di un certo “ceto” ebraico nel
campo economico e della finanza mondiale.
Il nido in cui tale influenza ha potuto
svilupparsi si trova negli USA, il
cuore dell’America, ed in parte anche in
Inghilterra. Fu proprio in seguito a questa
forte influenza che l’Inghilterra acconsentì
alla cessione della Palestina, al
termine del secondo conflitto mondiale,
affinché gli ebrei (vittime di persecuzioni
e sterminio) potessero fondare (o rifondare)
una loro patria. La famosa “terra
promessa”… Ed il ritorno in quella casa
ideale avvenne con una celere penetrazione
e occupazione del territorio palestinese,
considerato “proprio”. ...
di Luca Berardi, storico
Non è stato un caso che la chiesa cattolica abbia aspettato 400 anni prima di canonizzare sir Thomas More, decapitato dal re Enrico VIII per aver rifiutato il suo "Atto di supremazia sulla chiesa inglese", chiamata poi anglicana. Nel 1935 forse nessun cattolico italiano conosceva l'opera più importante e più "scomoda" del Moro, eccettuati naturalmente i molti accademici che volentieri la consideravano come un libello comico-satirico, privo di qualsiasi valore politico, e comunque inadatto alla sensibilità del cittadino cattolico "medio", troppo conformista per accettare le "stravaganze" dell'autore in materia di tolleranza religiosa e soprattutto di giustizia sociale. Ecco perché nessuna casa editrice cattolica tradusse mai il pamphlet agnostico e antiborghese del cancelliere: Sul migliore assetto dello Stato, ovvero L'isola di Utopia. La miglior versione integrale resta sempre quella della Laterza. Viceversa, la censura fu meno pesante nei confronti delle opere scritte durante l'anno di reclusione nella Torre di Londra. In effetti l'ideologia contenuta in quest’ultime poteva essere ricollegata più facilmente alle posizioni cattolico-romane tradizionali, anche se ad es. non mancano riferimenti espliciti alle teorie conciliariste allora in auge. In modo particolare si prestava ad essere strumentalizzata la decisione di disobbedire al re per motivi di coscienza. ...
di Ennio Galarico, filosofo delle religioni
L'ateismo del giovane Hegel è abbastanza evidente nella prima organica opera della sua vita, La vita di Gesù (1795), in cui già nella prima riga egli scrive, sotto l'influenza di Kant e Fichte: "La ragion pura incapace di ogni limite è la divinità stessa" (Scritti giovanili, Guida Editori, Napoli 1993, p. 331). E nella stessa pagina: "Lo sviluppo della ragione è l'unica sorgente della verità". Indubbiamente se in Germania non vi fosse stata, quasi tre secoli prima, la riforma protestante e, nello stesso periodo del giovane Hegel, la rivoluzione in Francia, i cui principi filosofici (non politici) erano stati ereditati e sviluppati appunto dall'agnostico Kant e dall'ateo Fichte, Hegel non avrebbe mai potuto scrivere in quel momento parole che sul piano formale non potevano certo essere definite come "confessionali"; non per nulla le sue tre opere fondamentali dedicate al cristianesimo, scritte in gioventù, non furono mai pubblicate, temendo egli conseguenze per la propria carriera accademica (e dimostrandosi in questo meno coraggioso di Fichte). L'esegesi biblica di Hegel è tuttavia poco coerente con questi presupposti filosofici vicini all'ateismo, e infatti i suoi critici parleranno di "criptoateismo". E questo per varie ragioni.. ...